Infradito: che "passione"!

Come ogni anno, con l'arrivo dell'estate, scoppia la passione per le comode e coloratissime infradito: oramai, nel guardaroba di tutti non possono mancare.
Ma attenzione questa passione può nuocere a piedi, caviglie e gambe. Secondo alcuni ricercatori americani,queste calzature estive possano alterare i movimenti degli arti inferiori fino a far insorgere seri dolori e problemi alle articolazioni. Gli esperti hanno testato l'effetto biomeccanico delle infradito su piedi e caviglie facendole indossare a una ventina di studenti universitari, messi poi a confronto con altrettanti coetanei abituati a portare solo scarpe da ginnastica chiuse. Le analisi effettuate attraverso una speciale piattaforma e riprese video hanno messo in evidenza che le persone abituate a camminare con le infradito sono costrette a fare passi più corti del normale, ad appoggiare i talloni per terra, esercitando una minore forza verticale rispetto a chi usa scarpe sportive, e a limitare il movimento delle dita, che sono costrette a rimanere aderenti alla gomma. Tutto questo si traduce in una andatura forzatamente 'frenata' e in tensioni muscolo-scheletriche a livello di piedi, caviglie e gambe. Il loro consiglio è dunque quello di indossarle il meno possibile.
(10 giugno 2008)

Caldo: Coldiretti consiglia la frutta

Consumare frutta e verdura fresca di stagione aiuta a prevenire il rischio di colpi di calore, che potrebbero creare problemi alla salute della popolazione 'fragile'(anziani, bambini e persone che assumono farmaci). Lo consiglia la Coldiretti, in riferimento al "livello 2" di attenzione previsto dallaProtezione civile in molte città con il 'Sistema nazionale di sorveglianza, previsione e allarme per la prevenzione degli effetti delle ondate di calore sulla salute della popolazione'. La Coldiretti consiglia abiti leggeri e chiari, in cotone o in altre fibre naturali. Suggerisce inoltre docce tiepide, luoghi ombreggiati, trucco leggero e profumi con essenze naturali, ma soprattutto un'alimentazione con acqua e cibi rinfrescanti come fruttae verdura di stagione, ricche di potassio, calcio e ferro indispensabili per rinvigorire l'organismo e reintegrare l'acqua e i sali minerali persi con l'eccessiva sudorazione.
(28 maggio 2008)

Colonscopia: addio diagnosi fastidiose

Basta colonscopie dolorose. Nei prossimi anni per prevenire il cancro colorettale si potrà fare ricorso alla colonscopia virtuale. Attraverso questa tecnica che permette di visualizzare l'intero colon - che viene ricreato tramite una Tac dell'addome attraverso un software che consente la ricostruzione del colon - infatti, il radiologo può navigare nell'intestino alla ricerca di lesioni nelle pareti, abbinando un'elevata accuratezza diagnostica a una bassa invasività, e dunque con meno fastidi per il paziente. A promuovere la colonscopia virtuale è lo studio Impact, coordinato da Daniele Regge dell'Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo (Torino) e Giovanni Gandini dell'Università di Torino.
(26 maggio 2008)

Debiti? Rischi per la salute mentale

Conti, bollette, benzina e spese quotidiane rischiano di avere pesanti ripercussioni sulla salute mentale delle persone. A lanciare l'allarme è l'associazione britannica 'Mind', che ha pubblicato uno studio sull'effetto della pesante congiunturaeconomica per la psiche. Un rapporto che sottolinea come ormai l'ansia da debiti sia diffusissima: il 50% degli intervistati (1.800 cittadini britannici) ha problemi a far quadrare i conti, e il 91% degli indebitati confessa che l'ansia da debiti ha influito negativamente sulla propria salute mentale. Non solo. Dal rapporto emerge anche che i pazienti psichici, daidepressi agli ansiosi, agli ossessivo-compulsivi, sono tre volte più arischio di contrarre debiti.
(12 maggio 2008)

Agli italiani piace "l'aiutino" degli integratori alimentari

Un italiano su tre aiuta il suo fisico facendo ricorso agli integratori alimentari. Lo dice un'indagine su 500 persone presentata in occasione di Cosmofarma 2008 e promossa da FederSalus, la Federazione italiana che riunisce le aziende produttrici di prodotti salutistici. L'elenco dei prodotti acquistati con regolarità è lungo, e l'obiettivo è principalmente il benessere psico-fisico (46.1%), insieme a specificheesigenze di salute (42.8%). Nella classifica dei più amati dagli italiani, al primo posto figurano integratori di vitamine e minerali (52,5%), seguiti da fermenti lattici (36%) o integratori energetici sportivi a base di vitamine, sali minerali, aminoacidi e proteine (14,4%), particolarmente apprezzati dagli uomini (23% contro il 9,9% delle donne). Non mancano, poi, gli integratori dietetici a base di crusche e altre fibre (8,3%), gli estratti vegetali, come aloe o papaia (7,8%), ginseng, pappa reale e tonici (7,4%). Per fare il pieno di vitamine, integratoriper diete, fermenti lattici o tonici, si opta in prevalenza per la farmacia, anche se erboristeria e supermercati sono in crescita. Per consigli su misura il medico rimane sempre punto di riferimento, almeno per il 51,7% degli intervistati, mentre uno su tresi affida al 'fai da te', sia per i prodotti da utilizzare che per i periodi dell'anno in cui farlo.
(8 maggio 2008)

Una settimana dedicata alla tiroidie

Saranno circa 5 mila visite gratuite previste in ciascuna delle strutture coinvolte su tutto il territorio nazionale, alla settimana nazionale della tiroide, in programma dal 12 al 16 maggio. In Italia sono interessate al problema 6 milioni di persone, tra cui oltre 600.000 cittadini laziali, soprattutto giovani donne. Il numero verde a disposizione perinformazioni sui centri che aderiscono alla campagna di prevenzione e per indicazioni sulle modalità di prenotazione è 800.911.255.
(5 maggio 2008)

Rossetti e lucidalabbra rischiosi con il sole troppo forte

Sui cosmetici in generale i medici da anni lanciano l'allarme sulle intolleranze. Ma ora c'è da aggiungere anche che se rossetti e lipgloss dai colori sgargianti, se non contengono un filtro solare, come accade per la maggior parte di questi prodotti, possono 'attrarre' i raggi ultravioletti e aumentare il rischio di tumori cutanei. A lanciare l'allarme è una esperta dermatologa del Baylor University Medical Center di Dallas (Usa), Christine Brown, che avverte: "bisogna proteggere le labbra come il resto del viso, se non di più, applicandouno schermo totale se si prevede di stare al sole per più di 20 minuti". E il motivo è che - riporta il Washington Post - quando un tumore cutaneo si manifesta a livello del labbro inferiore, ci sono più chance che sia maggiormente aggressivo e che si possa diffondere ai linfonodi circostanti. Il pericolo, poi, aumenta se si utilizzano stick e balsami di moda, che anche per il loro contenuto di brillantini e agenti lucidanti hanno il potere di attrarre i raggi nocivi e di accrescere il pericolo di sviluppare una neoplasia cutanea.
(29 aprile 2008)

Occhio al gel per le ecografie: meglio di alta qualità

Adesso anche questa: il gel utilizzato durante le ecografie richia di provocare infezioni. Il rischio è reale se il centro o l'ospedale in cui si esegue l'esame sono molto attenti ai costi e tendono a risparmiare anche su questo prodotto. I ricercatori dell'ospedale di Aydin hanno eseguito le analisi batteriologiche su 669 confezioni sigillate di gel per ecografie di due aziende. Il primo marchio piuttosto economico, da 1 euro a bottiglia, l'altro da 6 euro a confezione. Si è scoperto che in nessuno dei 364 campioni più costosi è stata rilevata una qualche contaminazione batterica. Mentre in 222 bottiglie delle 305 del marchio più economico si sono trovate tracce del batterio Burkholderia. Si tratta di un agente infettante che, in caso di ferite e lesioni sulla pelle, può determinare infezioni da non trascurare.
(20 aprile 2008)

Troppe scelte mandano in tilt il nostro cervello

Dal caffè di prima mattina, al lavoro, ai programmi tv, siamo sempre più costretti a scegliere fra tantissime cose. Un'offerta che, lungi dal semplificarci la vita, sembra essere dannosa. Troppe scelte possono 'far male' al cervello, affaticandolo e scatenando una sorta di cortocircuito mentale che rende meno produttivi, a sostenerlo alcuni ricercatori americani. Troppe sono le alternative di scelta che bisogna fronteggiare quotidianamente, creando così un affaticamento ed una difficoltà a restare concentrati. Nei test di laboratorio alcuni volontari dovevano attentamente scegliere tra diversi prodotti commerciali, corsi universitari o materiali di studio, mentre gli altri non dovevano prendere decisioni, ma semplicemente considerare le opzioni che avevano di fronte. Alla fine, tutti dovevano portare a termine anche un paio di compiti spiacevoli (tipo bere un liquido amaro o mettere le mani in acqua gelata). Così il team ha scoperto che il gruppo che prima aveva dovuto scegliere, faceva più fatica a portare a termine il compito assegnato e a restare concentrato, rispetto agli altri. Per verificare queste scoperte nella vita reale, i ricercatori hanno intervistato un gruppo di persone impegnate nello shopping, chiedendo loro di eseguire semplici problemi aritmetici dopo una maratona di compere. Così hanno scoperto che più scelte erano state fatte nella mattinata, peggiori erano i risultati ai test. Insomma, dover scegliere ruba preziose risorse alla mente umana. E se le possibilità sono divertenti? Nell'ultimo esperimento il team ha scoperto che anche doversi giostrare tra opzioni piacevoli è stancante per la mente. Fare delle scelte è faticoso, mentre limitarsi a pensarci su non lo è: la semplice azione di dire sì o no può essere mentalmente impegnativa.
(12 aprile 2008)

A maggio visite tiroide gratis in tutta Italia

Dal 12 al 16 maggio è in programma la Settimana nazionale della tiroide: visite cialistiche gratuite per verificare l'eventuale presenza di alterazioni. Un numero verde (800.911.255) permetterà di conoscere l’elenco degli ospedali aderenti e di prenotare la visita, questo però solamente a partire da lunedì 5 maggio. L'iniziativa è promossa dal Club delle Uec (Associazione delle Unità di endocrinochirurgia italiane). Sono circa 100 gli ospedali coinvolti, tra cui alcune strutture di riferimento a livello nazionale, a partire dal oliclinico Gemelli di Roma. La Campagna è volta a sensibilizzare l'opinione pubblica
sull'importanza della prevenzione e della diagnosi precoce. Un controllo di routine, ricordano gli esperti, è di grande importanza. Le visite contribuiranno a far emergere disturbi e malattie della ghiandola, che spesso non vengono riconosciute poiché sintomatiche o con manifestazioni comuni ad altre patologie in questo modo sarà possibile formulare diagnosi precoci e prescrivere terapie mirate, farmacologiche oppure chirurgiche. Il ricorso a esami ecografici con macchine sempre più sensibili e sofisticate, consente di rilevare noduli tiroidei spesso di piccole dimensioni in circa il 50% della popolazione, la stragrande maggioranza dei quali sono benigni. La maggior parte delle malattie della tiroide viene curata con terapie mediche e solo una piccola parte richiede l'intervento del chirurgo.
(9 aprile 2008)

Alzheimer: fenomeno in crescita

L'Organizzazione mondiale della sanità la definisce l'epidemia silente. È l'Alzheimer, malattia neurodegenerativa che colpisce circa 600 mila italiani, con la previsione che nel 2020 quelli costretti a fare i conti con questa patologia 'ruba memoria' potrebbero essere molti di più. La stima è da brivido: tra 12 anni i casi potrebbero essere addirittura raddoppiati nel nostro Paese, con circa un milione e duemila connazionali privati dei loro ricordi. A fare il punto sull'Alzheimer, ma anche su un'altra patologia neurodegenerativa altrettanto nota, il morbo di Parkinson, sono gli esperti. Nel mondo l'Alzheimer affligge 29 milioni di persone. In Italia colpisce il 5% degli over 60 e quasi il 50% dei 'nonni' con 85 o più anni. Progressiva e irreversibile, la malattia di Alzheimer distrugge le cellule del cervello e provoca il deterioramento della memoria, del pensiero e del comportamento. I costi sociali ed economici della patologia "sono drammatici", assicurano gli esperti. Ogni paziente costa alla società, sia per spese mediche che assistenziali, circa 20 mila euro l'anno all'inizio della malattia, per arrivare a 45 mila nelle fasi più avanzate. I farmaci oggi disponibili intervengono solo sui sintomi. Ma la recente scoperta di un nuovo gene coinvolto nella patogenesi della malattia di Alzheimer sta aprendo nuove frontiere per la cura della malattia. È stato infatti dimostrato che la riduzione e l'alterazione della sortilina 1 aumenta la produzione della proteina neurotossica beta-amiloide responsabile della distruzione dei neuroni. È in studio la messa a punto di uno specifico vaccino che, bloccando la produzione di beta-amiloide, potrebbe bloccare la progressione della malattia. Mentre si sta già sperimentando, sempre negli States, un altro siero che agendo sul sistema immunitario potrebbe bloccare la formazione delle placche amiloidi, un punto chiave nella genesi della malattia.
(2 aprile 2008)

Il progresso della medicina allunga la vita

Sono 7 gli anni guadagnati, nell’ultimo trentennio, grazie al progresso della medicina. Passi in avanti compiuti soprattutto nella cura delle malattie cardiovascolari, 'killer' numero uno in molti paesi occidentali. L'80% di questo prolungamento della vita media degli italiani è dovuta agli avanzamenti e alle nuove tecnologie utilizzate in cardiologia. Per le patologie di cuore e arterie si sono fatti passi da gigante soprattutto nelle terapie, anche se in tema di prevenzione c'è ancora molto da fare. Anche per l’angioplastica la mortalità si è dimezzata. In Italia però questa tecnica è ancora utilizzata solo nel 50% dei pazienti che ne avrebbero bisogno, le strutture sanitarie risentono infatti sia di una scarsa organizzazione e di carenza di attrezzature. Alcuni specialisti sostengono che per migliorare la situazione occorrerebbe programmare meglio la rete delle emergenze e i Pronto soccorso, mettendo in rapporto le ambulanze con i centri ospedalieri e dirottando il paziente, una volta fatta la diagnosi a distanza, presso la struttura dove è possibile procedere in breve tempo con l'angioplastica. Adottando questo criterio si potrebbe ridurre ulteriormente del 5% il tasso di mortalità e curare un numero superiore di persone. In oltre studiosi americani, in accordo con quelli europei, sono convinti che nei casi di infarto non grave è necessario procedere in maniera per così dire aggressiva: non bisogna far passare del tempo prezioso e occorre effettuare subito esami diagnostici come la coronarografia. Questo, secondo gli esperti statunitensi, consente di fotografare per tempo la situazione, di intervenire eventualmente con un'angioplastica o l'applicazione di uno stent, e di aumentare del 10% la sopravvivenza. Discorso differente viene fatto per le donne, se non sono a rischio di eventi cardiovascolari si consiglia di adottare un approccio più conservativo: aspettare cioè, prima di intervenire in maniera invasiva.
(28 Marzo 2008)

Tumore al seno: la prevenzione è fondamentale

Fondamentale nella lotta al tumore al seno è riuscire a scoprirne la presenza il prima possibile. Un obiettivo oggi raggiungibile grazie a una serie di esami che ogni donna può fare nell’arco della sua vita. Per fare prevenzione non esiste un’età specifica. Già verso i 20-22 sarebbe auspicabile iniziare uno screening basato su esami ematochimici, test diagnostici, affiancati da esami radiologici come l’ecografia, la mammografia, e, per specifici gruppi di pazienti, la risonanza magnetica. Per le donne nell’età compresa tra i 40 e i 65 anni è assolutamente importante sottoporsi, almeno ogni 2 anni, alla mammografia, esame che permette di riconoscere i tumori in fase molto precoce. Nell’eventualità che in famiglia si siano verificati casi di tumore è necessario sottoporsi allo screening a intervalli di tempo minori. In questo caso non bisogna tenere sotto controllo solo i figli di persone colpite dal tumore al seno ma anche i collaterali o i salti di generazione.
(25 marzo 2008)

Uova di pasqua tediose

Uova di cioccolato 'indigeste' come gli euro in monetine. La colpa è del nichel, ingrediente naturale del cacao, a cui è allergico fino al 10% degli italiani, soprattutto donne. Per chi è intollerante a questo metallo, una scorpacciata di cioccolata può regalare una sorpresa di Pasqua poco gradita: "Prurito, eritemi ed eczemi, rigonfiamento delle labbra, disturbi gastrointestinali", spiega Giampiero Patriarca, direttore del Servizio di allergologia del Policlinico Gemelli di Roma. Fino al 10% degli italiani è allergico al nichel. Le più colpite sono le donne: il 20% del gentil sesso subisce le 'reazioni avverse' a questo metallo. Se nella maggior parte dei casi la reazione è scatenata dal contatto, molti altri soffrono anche di allergia sistemica al nichel. In questi casi, basta mangiare cibi che contengono quantità anche minime di questo metallo per andare incontro a orticaria, eczema e altri disturbi. Gli alimenti 'incriminati' sono funghi, spinaci, arachidi e appunto il cacao. Occhio alle uova di Pasqua, dunque. La reazione allergica è modulata anche dallo stato immunitario: se si è stressati, si abbassa la soglia di tolleranza e gli effetti saranno più forti. Non solo il nichel può rendere indigesta una scorpacciata di cioccolata. Le allergie alimentari possono essere scatenate anche dalle xantine, sostanze chimiche come la caffeina, la teina e la teobromina che è contenuta nel cioccolato. Uova 'off limit', infine, per l'1% dei piccoli italiani allergici a questa leccornia tanto amata da grandi e piccini. Il cioccolato è una miscela di ingredienti diversi, fra cui latte, lecitina di soia,nocciole e arachidi, sostanze in grado di scatenare reazioni allergiche nei bambini. Le conseguenze sono soprattutto di natura cutanea, come rossore, prurito e labbra gonfie, ma non mancano casi più rari di riniti, asma e altri disturbi respiratori.
(22 marzo 2008)

Il nostro intestino è lo specchio della nostra psiche

L’immagine della nostra attività mentale è riposta nel nostro intestino. Qui, infatti, trovano sbocco malesseri e conflittualità, fantasie trasgressive e ricordi dolorosi. Recenti studi illustrano l'approccio psicosomatico tra intestino-cervello e intestino-cuore. Il flusso dei pensieri e delle emozioni, trova nell'intestino una traduzione puntuale. Pensieri contorti e stagnanti rallentano e complicano la mobilità intestinale, così come eventi ed emozioni intense ne disturbano la funzionalità. Insomma, i vari sintomi intestinali sperimentati con fastidio ogni giorno da milioni di italiani, in realtà simulano su un piano somatico un rapporto conflittuale con l'istinto e il lato 'ombra' della psiche. Per esempio, un eccessivo attaccamento al passato, a relazioni finite, ricordi, oggetti accumulati nel tempo e vecchie abitudini, ingombrano la vita come una scoria tossica. Proprio come le feci nell'intestino pigro. Oppure il supercontrollo che non consente mai di lasciarsi andare, viene tradotto sul piano fisico nella stitichezza. E ancora, la presenza di fantasie trasgressive o aggressive, vissute come 'sporche' e quindi eliminate, ricordano quello che accade nel caso delle scariche da colite. Ma allora quali sono gli atteggiamenti psicologici 'alleati' di un intestino sano? Gli esperti non hanno dubbi, è necessario "assecondare l'istinto. Esprimere senza paura del giudizio altrui le proprie emozioni".
(20 marzo 2008)

Liste d’attesa sempre più lunghe

Cinquecentocinquanta giorni per una mammografia, 630 per una visita specialista dall’oculista. Sempre più lunghi anche i tempi per un intervento chirurgico e sempre più gli italiani che sono costretti all’intra moenia, (ovvero alle prestazioni dei medici di un ospedale, ma al di fuori dell’orario di lavoro, che utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso). Insomma le liste di attesa sono da cinque anni in preoccupante aumento e sono diventate ormai un muro fra i cittadini e l’accesso alle cure per la salute. È quanto emerge dal nono Rapporto Pit salute da Cittadinanzattiva-Tribunale del malato presentato nei giorni scorsi a Roma. Un quadro desolante in cui i tempi già lunghi sono cresciuti nel 2007 dell0 0,9% rispetto all’anno precedente e il fenomeno delle lunghe liste di attesa rappresenta non solo una delle cause della mobilità sanitaria, ma l`ostacolo principale all`effettiva fruizione delle prestazioni sanitarie individuate nei Livelli Essenziali di Assistenza e alla tempestività e qualità delle cure. L`area che guida questa triste hit parade delle liste di attesa è la diagnostica (58% delle segnalazioni), seguita dalla specialistica (31%) e dagli interventi chirurgici (9%).
(19 marzo 2008)

Aumento tumori: errata alimentazione e scarsa prevenzione

Il 35% dei tumori deriva da un'errata alimentazione, percentuale raccapricciante, considerando che in Italia ogni giorno si registrano più di 700 casi di cancro. Ed è proprio partendo da una corretta alimentazione, che la Lega italiana per la lotta ai tumori (Lilt) promuove la settimana nazionale per la prevenzione oncologica, in programma dal 21 al 30 marzo. Anche quest’anno, i volontari Lilt, saranno presenti nelle principali piazze italiane. In cambio di un contributo, consegneranno bottiglie di olio extravergine di olio di oliva, rigorosamente certificato e di produzione italiana, insieme all'opuscolo informativo per un'efficace lotta ai tumori. Gli italiani vengono invitati a consumare l'olio extravergine d'oliva e a scegliere la dieta mediterranea,la stessa che la scorsa settimana è stata candidata a patrimonio culturale immateriale dell'Unesco. Frutta fresca e verdura non dovrebbero mai mancare sulla nostra tavola, nel nostro menù quotidiano. Durante questa settimana ci sarà l'occasione per effettuare visite mediche di controllo in oltre 350 ambulatori Lilt. Attualmente il tasso di guaribilità è del 54%, ma potrebbe raggiungere l'80% se ognuno di noi cominciasse ad adottare stili di vita corretti e a sottoporsi con regolare periodicità a opportuni controlli clinico-strumentali. Fondamentale, in una storia di tumore, è la diagnosi: più è precoce e maggiori sono le possibilità di salvarsi. A Cosenza, dal 25 al 31 marzo, presso le sedi della Lega si effettueranno controlli mammografici gratuiti. Per maggiori informazioni visitare il sito http://www.legatumori.it/. Mentre, presso il Biocontrol si tengono consulti senologici completi tutto l'anno.
(15 marzo 2008)

Attenzione ai popcorn: ingredente danneggia polmoni

Un composto chimico usato per rendere più gustosi i popcorn, danneggia i polmoni e le vie aeree. L'allarme arriva da esperti del governo americano che riportano su 'Toxicological Sciences' i risultati dello studio condotto su topi di laboratorio per testare il diacetile, il composto incriminato. Il diacetile, un componente del burro artificiale che aromatizzai popcorn cotti al microonde, può causare una malattia nota come bronchiolite linfocitica. I topi, 'costretti' per 3 mesi a respirare i vapori di diacetile, hanno sviluppato questo disturbo, che a sua volta può portare a una bronchiolite obliterativa, o "polmone da popcorn". Si tratterebbe di una forma rara e debilitante già osservata nei lavoratori degli impianti di impacchettamento di questi prodotti e, almeno in un consumatore dello snack. Il disturbo causato da questo composto, difficile da trattare, si manifesta con tosse e respiro corto, sintomi che peggiorano velocemente. Il Congresso americano sta ora lavorando per mettere a punto rapidamente un provvedimento che ordini di fissare limiti chiari all'esposizione al diacetile. La Fda sostiene di aver segnalato, a settembre scorso, il caso di una persona gravemente malata dopo aver mangiato, tutti i giorni, grandi quantitativi di popcorn cotti al microonde.
(13 marzo 2008)

Test fai da te: costosi e pericolisi

Allarme per i kit diagnostici test 'fai da te', venduti senza ricetta o addirittura sul web. Secondo un gruppo di medici e scienziati britannici, rischiano di far male al portafogli, ma anche di avere effetto controproducente per la salute di chi decidesse di acquistarli. Sempre più persone sono attratte dagli esami 'casalinghi', che potrebbero dare una falsa sensazione di sicurezza o scatenare inutili allarmi. A scagliarsi contro i test per rilevare possibili rischi genetici di malattie, marker di patologie epatiche, colesterolo alto o allergie sono gli autori di uno studio britannico del Royal College of Pathologisths (Gb).
L'operazione non vale il denaro speso, sono infatti molti i rischi a cui ci si sottopone: questi esami non tengono conto di stile di vita e storia familiare del soggetto, elementi necessari per delineare una patologia. I campioni di sangue o altri fluidi spediti per posta, poi, potrebbero non 'sopravvivere' al viaggio, verso il laboratorio incaricato degli esami e oltre tutto c'è il rischio di incappare in un prodotto contraffatto. Inoltre alcuni kit tengono conto solo di pochi biomarker, e sono in grado di rilevare soltanto alcune anomalie, rispetto ai più precisi, sensibili e accurati controlli eseguiti in ospedale.
(12 marzo 2008)

Dolci: alla sola vista il nostro cervello va in tilt

Se alla vista di cannoli e ciambelle in vetrina non si resiste, entrando di corsa in pasticceria ad acquistarli, non c'è da sentirsi troppo in colpa. Tutto dipende dal cervello, mandato in tilt dalla sola immagine dei dolci. Ora uno studio dimostra, utilizzando la risonanza magnetica, la reazione del cervello alla loro vista. Una reazione che, dunque, comincia molto prima che i dolci siano assaporati dal palato. L'equipe americana, che ha condotto la ricerca, ha sottoposto i volontari al test due volte: la prima dopo aver mangiato fino a non poterne più le classiche ciambelle ricoperte di glassa alla crema, e la seconda volta dopo un digiuno di otto ore. In entrambi i casi ai volontari venivano fatte guardare anche le immagini delle ciambelle o di un cocktail a base di vodka e arancia, mentre il loro cervello veniva fotografato dalla risonanza magnetica funzionale. Dopo aver mangiato i dolci, alla loro vista il cervello non mostrava alcuna reazione o, comunque, nessun particolare interesse. Ma se l'immagine della ciambella arrivava sullo schermo dopo il digiuno, l'attività cerebrale era alle stelle. Immediatamente si accendevano due aree: il 'cervello limbico' o primitivo, che si attivava alla vista del cibo nei volontari affamati, e subito dopo i meccanismi dell'attenzione spaziale, che spingevano a focalizzare l'attenzione dei partecipanti sulle ciambelle, ignorando l'altra immagine sullo schermo. Un sistema complesso nel nostro cervello aiuta a rivolgere l'attenzione a ciò che può soddisfare i nostri bisogni.
(11 marzo 2008)

Insufficienza renale: rischio sottovalutato

Le malattie renali costituiscono una minaccia a livello mondiale. In Italia sono oltre due milioni che ne soffrono, ma molti non lo sanno e rischiano la dialisi o complicazioni potenzialmente letali. L’8 marzo, perciò, si è celebrata la “Giornata mondiale del rene”, promossa dalla Federazione internazionale delle fondazioni del rene e dalla Società internazionale di nefrologia. Nelle strutture sanitarie ci sono state visite preventive ed esami gratuiti, medici a disposizione per dare consigli e consulti, punti informativi, distribuzione di opuscoli e altro materiale sulle malattie renali e la loro prevenzione. Lo scopo di questa giornata è quello di formare i cittadini sulla prevenzione. Quindi la parola d'ordine è diagnosi precoce: ogni anno andrebbero fatti controlli su pressione e livelli di proteine nelle urine, costano poco e permettono di individuare per tempo il problema e di trattarlo con i farmaci, oggi efficacissimi. L'invito alla prevenzione vale a tutte le età. Tra le regole d'oro per difendere i reni anche evitare il fumo, limitare dolci, grassi e sale, e svolgere un'attività fisica regolare. È necessario ricordarsi che i reni hanno un ruolo chiave nel nostro organismo, hanno il compito di filtrare il sangue, purificarlo e regolare il contenuto corporeo di acqua e numerose altre sostanze utili. Sono organi complessi e fragili, e il loro malfunzionamento può portare a infarti, scompenso cardiaco e ictus. Nei casi di insufficienza cronica grave si arriva alla dialisi.
(10 marzo 2008)

Italiani meno depressi e ansiosi in Europa

Italiani fra i meno depressi e ansiosi in Europa. Ma c'è anche il rovescio della medaglia: l'Italia 'vanta' purtroppo tempi lunghissimi nel trattamento di alcune patologie: ben 28 anni di ritardo, in media, prima di arrivare a cure efficaci per ansia e fobie e due anni in caso di depressione maggiore. Più colpite da disturbi mentali sono le donne, spesso casalinghe. Altre categorie a rischio sono i disabili, i disoccupati, i divorziati. L'età media di insorgenza dei sintomi si ha tra i 15 e i 30 anni, dunque in età molto giovane: per l'ansia, in particolare, nel 50% dei casi i primi segnali si hanno poco prima dei 15 anni, mentre per la depressione fra i 25 e i 30 anni. La maggior parte dei pazienti, però, si rivolge al medico e viene trattata molto tempo. E proprio la scarsa tempestività e, spesso, specificità della cura si traduce in risultati poco positivi. Il concetto di diagnosi precoce legata ai problemi psichiatrici è ancora assente nella cultura popolare, mentre sta penetrando efficacemente per quanto riguarda i tumori. E questo è un problema se si pensa che l'efficacia del trattamento è strettamente legata alla tempestività con cui si inizia. Anche per quanto riguarda l'utilizzo di psicofarmaci, l'Italia si classifica agli ultimi posti fra i Paesi europei osservati, 'battuta' solo dall'Olanda. E la fotografia dei consumi pone al primo posto, gli ansiolitici infatti l'11% del campione li ha assunti senza però accostarli a una psicoterapia. Seguono gli antidepressivi (5%) e gli antipsicotici (0,5%). Tra coloro che hanno fatto ricorso ai servizi pubblici per 'calmare' ansia e depressione, il 38% ha consultato soltanto il medico di medicina generale mentre il 21% si è recato direttamente dallo psichiatra, il 6% dallo psicologo e il 28% ha chiesto aiuto sia al medico di famiglia che allo specialista.
(7 marzo 2008)

Al via il vaccino contro il papilloma virus

È partita la prima campagna di vaccinazione (volontaria) contro il papilloma virus (Hpv): l'agente virale responsabile del cancro della cervice uterina che colpisce, ogni anno, nel nostro Paese, circa 3.500 donne e che causa la morte di mille di esse. L'iniziativa di prevenzione sarà coordinata dalle ASL di appartenenza. Questo anno saranno, dunque, chiamate alla vaccinazione, attraverso una lettera di invito, tutte le bambine italiane nate nel 1997. Mentre il prossimo anno toccherà al '98.
Il vaccino, infatti, si dimostra efficace, se somministrato in giovane età, prima che si entri in contatto con il virus, che si trasmette generalmente per via sessuale (l'uso del profilattico non pare avere azione protettiva) per questo l'offerta vaccinale gratuita è rivolta a tutte le bambine tra gli undici e i dodici anni di età. Il vaccino verrà somministrato attraverso tre iniezioni a tre mesi di distanza l’una dall’altra. L’obiettivo è quello di ridurre nelle prossime generazioni i casi di tumore al collo uterino.
Anche le donne che non rientrano nel target stabilito potranno vaccinarsi, ad esclusione di quelle in gravidanza (poiché attualmente non ci sono dati che dimostrino, che non si verifichino problematiche per la madre o per il feto), attraverso prescrizione medica. Il vaccino difatti è disponibile, a pagamento, in farmacia ed è destinato alle donne che non hanno l'infezione da HPV, quindi prima di ricorrere alla vaccinazione è importante fare un Pap-test per essere sicuri di non avere già contratto l'infezione. È importante ricordare che il vaccino non sostituisce il Pap-test ed è particolarmente raccomandato alle donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni.
(06 marzo 2008)

Sindrome "bimbi vecchi": colpa di una proteina

Cellule staminali, alterate per colpa di una proteina mutante, sarebbero alla base della sindrome dei 'bimbi vecchi'. Si tratta di una malattia rarissima (solo 100 casi sono descritti nella letteratura scientifica), che provoca un invecchiamento precoce, da 5 a 10 volte più rapido rispetto al normale. E porta i piccoli pazienti alla morte intorno ai 15 anni. Il meccanismo che provoca l'invecchiamento accelerato è la progerina, una forma anomala della proteina lamina A. Ma questa proteina alterata viene prodotta anche nelle persone sane, e la sua presenza in cellule non malate è stata collegata al normale invecchiamento.
L'origine della malattia è determinata da alti livelli di progerina che alterano l'identità delle cellule staminali, provocando un'anomala osteogenesi e adipogenesi.
(05 marzo 2008)

Cartelle cliniche in rete con Google Health

Negli Stati Uniti basta un click per controllare la propria salute o ripercorrere la propria storia clinica, grazie al servizio in rete di Google Health, che gestisce l'archiviazione a la ricerca su Internet delle informazioni sulla salute, propria o dei propri pazienti. E la rende facilmente accessibile e consultabile dai vari specialisti.

L'amministratore delegato di Google, Eric Schmidt, ha parlato di un servizio sicuro di condivisione delle informazioni, in cui i clienti archivieranno i dati e potranno accedervi solo tramite login e password. Data la natura altamente sensibile dei dati conservati, l'accesso alle informazioni da parte dei medici avverrà solo dietro esplicito consenso del paziente. Data la natura altamente sensibile dei dati conservati, l’accesso alle informazioni da parte dei medici avviene solo dietro esplicito consenso del paziente. Ogni utente, grazie al nuovo servizio avrà un proprio profilo certificato Google e tramite il sistema di condivisione via web potrà comunicare i propri dati, la propria storia medica o le proprie esigenze a diversi specialisti o alla farmacia di fiducia.


(29 febbraio 2008)

Una donna su 10 soffre di endometriosi

Il dolore mestruale può celare una malattia ancora poco nota: l'endometriosi. Ne sono colpite tre milioni di donne nel nostro Paese, spesso senza saperlo.
L'endometriosi è una patologia cronica, spesso progressiva, in cui alcune cellule della mucosa uterina (l'endometrio, appunto) s'impiantano al di fuori della loro sede d'origine. Si può instaurare già nell'adolescenza ma viene diagnosticata in genere con grave ritardo (intorno ai 25-28 anni), provocando una notevole riduzione della qualità della vita sociale, lavorativa e sessuale. "Il sintomo principale è il dolore, ma anche gonfiore addominale, perdite di sangue anomale o affaticamento cronico devono far accendere un campanello d'allarme - spiega il professor Vittori presidente della Sigo - attualmente non esiste una terapia definitiva ma si possono trattare efficacemente il dolore e l'eventuale sterilità. Infatti, in molti casi si giunge alla diagnosi solo quando si indaga sulle cause di un figlio che ‘non arriva’". Per questo l'Associazione Italiana Endometriosi (Aie) chiede che la malattia venga riconosciuta come criterio preferenziale per l'inserimento nelle liste d'attesa per la fecondazione assistita e per accedere all'adozione. Uno studio europeo del 2005 fotografa chiaramente come l'endometriosi sia molto debilitante per la donna: nell'81% delle interviste sono emersi disturbi del sonno, nel 79% riflessi sulla vita lavorativa, nel 77% rapporti sessuali dolorosi quando non addirittura impossibili, con pesanti ripercussioni sulla vita di coppia.
Dal 3 al 9 marzo partirà la campagna di consapevolezza sull'endometriosi, che si svolgerà in tutta Europa e nelle principali città italiane. L’iniziativa è sostenuta dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo). Sarà inoltre attivo un numero verde (800.910.245, dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 20) a cui risponderanno ginecologi Sigo.
(27 febbraio 2008)

Dolore cronico: 12 milioni di donne colpite

Le donne vivono più a lungo, ma soffrono di più. Questo è quanto emerge dal convegno su 'Donne e dolore',organizzato da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna) a Milano. Un problema decisamente al femminile. Un dato preoccupante, e che non tiene conto dei ‘dolori dell'anima'". Malgrado le cifre quasi da 'epidemia', questo è ancora oggi uno dei problemi meno conosciuti e meno affrontati dalla medicina. Il recente appello di centinaia di medici italiani affinché siano riconosciuti i diritti di questi pazienti, è la dimostrazione che c'è bisogno di un nuovo tipo di sensibilità per cominciare a considerare questo problema come un nemico da combattere.
Se molti pazienti muoiono soffrendo, troppi vivono con dolore. E se la sofferenza è un 'campanello d'allarme' di cui l'organismo si avvale per segnalare una situazione di pericolo, quella cronica è inutile. In Italia l'assistenza latita e la ricerca sembra ferma. Nelle istituzioni sanitarie italiane manca l'attenzione verso questi pazienti. Nonostante si tratti di una malattia che spesso riduce all'immobilità, non c'è nessuna forma di assistenza domiciliare. I malati restano quasi sempre abbandonati a se stessi e devono medicarsi da soli. Si tratta di un male invisibile per gli altri, difficile da diagnosticare. Attualmente non esiste una terapia che vada bene per tutti, e per entrambi i sessi. Le donne sono più vulnerabili al dolore cronico poiché sono più esposte a malattie acute e croniche, affrontano esperienze dolorose come la gravidanza, il ciclo mestruale o le emicranie quotidiane. Il dolore, persistente e cronico, genera uno stato fisico e psicologico tale per cui si può definire una 'malattia' a tutti gli effetti. E può portare a una condizione di depressione e di distacco dalla vita quotidiana. L'appello di Onda è, dunque, quello di prestare più attenzione alla sofferenza delle donne, perché nel 2000 non si può vivere di dolore.
(24 febbraio 2008)

Pro e contro dei chili di troppo

Sono tutti d’accordo: l’obesità è un problema grave, e va combattuta. Tanto che di recente il direttore dall'International Obesity Task Force, il nutrizionista Philip James ha suggerito l’istituzione di una vera e propria task force contro il flagello dell’opulenza. "La dilagante obesità va affrontata – ritiene James - né più né meno alla stregua dei cambiamenti climatici. E i leader di ciascun Paese devono impegnarsi per garantire ai loro cittadini l'accesso al cibo sano". E il primo passo nella direzione giusta, avvisa, "è quello di scrivere regole più rigide sulla commercializzazione dei prodotti alimentari, e sulla loro etichettatura", avvisa il nutrizionista dal palco del congresso dell'American Association for the Advancement in Science, a Boston (Usa). I suoi strali si rivolgono "alla crescente mancanza di esercizio fisico e ai piani delle grandi multinazionali alimentari che mirano a conquistare bambini e giovani".La situazione è tale, dice, che "nel mondo ci sono 10 milioni di bambini sovrappeso o obesi. Il doppio di quelli malnutriti. Più di un indicatore ci dice che non stiamo facendo abbastanza per contrastare questa tendenza all'aumento di peso tra i più piccoli".
Ma nello stesso momento in cui a Baston si dicono queste cose, sempre dagli Stati Uniti viene fuori uno studio dell'agenzia federale Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) che, di fatto riabilita i 'paffutelli'.
Insomma: l'obesità, continua a essere il grande nemico da contrastare, ma se i chili in più non sono molti, le cose cambiano decisamente. Chi è in sovrappeso corre un più alto rischio di morire per alcune patologie quali diabete e malattie renali rispetto alle persone in perfetto peso forma, precisa il rapporto dei Cdc, ma i 'grassottelli' rischiano meno di perdere la vita per enfisema, polmonite e altre malattie respiratorie, senza esporli al rischio di malattie cardiache o di cancro. E, in generale, il loro tasso di mortalità è più basso.
Ma i ricercatori che hanno condotto lo studio, capitanati da Katherine Flegel, ci hanno tenuto molto a precisare che i dati raccolti sono basati sulla mortalità non sull'incidenza delle malattie. “Noi – hanno detto - non possiamo dire, basandoci su questa ricerca, se si hanno più probabilità di ammalarsi di cancro o di malattie cardiache, ma esclusivamente se si rischia maggiormente di morire di queste patologie". Dunque un conto è restare in vita, un altro è vivere in buona salute. Certo è che qualche curva in più, oltre a non guastare, potrebbe essere preferibile a una frenetica e disperata dieta per buttar giù qualche chilo di troppo.
In definitiva, basta il buon senso di una volta, potendo scegliere: grassi no, ma nemmeno rinsecchiti.
(20 febbraaio 2008)

Intolleranze alimentari: servono più test

"In Italia circa il 6-7% dei bambini sotto i 14 anni è colpito da intolleranze alimentari, ma servono più test clinici per impedire che queste siano confuse con allergie alimentari gravi, che riguardano invece solo lo 0,5% dei bambini".
E' l'appello lanciato da Giovanni Cavagni, responsabile di Allergologia pediatrica all'ospedale Bambino Gesù di Roma, in occasione della 'Terza giornata del bambino allergico', un convegno organizzato nella capitale da Alama (Associazione laziale asma e malattie allergiche), Federasma (Federazione italiana delle associazioni di sostegno dei malati asmatici e allergici), Siaip (Società italiana allergologia e immunologia pediatrica) e dallo stesso ospedale romano.
"I bambini che presentano problemi legati al cibo - ha spiegato l'allergologo - vanno sottoposti ad accertamenti clinici adeguati presso centri specialistici, prima di eliminare qualsiasi alimento dalla loro dieta". Il rischio, infatti, è di togliere cibi importanti dalla nutrizione del bambino, compromettendo la dieta quotidiana del piccolo. Cavagni batte molto sul tasto dell'accertamento clinico. "Vanno fatti test di sforzo in vari 'step': prima a digiuno, poi con gli alimenti sospetti e infine senza gli alimenti sospetti. Finché nonè dimostrata l'intolleranza, non bisogna togliere cibo ai bambini".
(18 febbraio 2008)

Una corsa al giorno...

Mens sana in corpore sano, dicevano i latini. Come fare per raggiungere questo stato di grazia? A volta basta poco. Alimentazione equilibrata e una giusta attività fisica. Anzi, secondo la Washington University School of Medicine di St. Louis, nel Missouri (USA), sarebbe sufficiente scegliere uno dei due metodi. I ricercatori americani, infatti, hanno diviso in due gruppi 25 pazienti in soprappeso ma con le condizioni di salute buone. Un primo gruppo, per un periodo di un anno, ha seguito una dieta (taglio delle calorie assunte in una giornata di circa il 12%); un secondo gruppo, sempre per un anno, ha praticato attività fisica e motoria: andare in bici, camminare, fare una corsa per sei giorni a settimana.
Risultato: entrambi i gruppi hanno perso il 12% del loro peso e, cosa più importante, il cuore ne ha tratto giovamento, ritrovando elasticità e capacità di rilassamento tra una contrazione e l’altra.
(15 febbraio 2008)

Papilloma virus: il pap test strumento migliore

È il secondo tipo di tumore femminile più diffuso, dopo quello della mammella: il papilloma virus (HPV) causa 250 mila morti e 400 mila nuovi casi di cancro alla cervice dell' utero ogni anno. Colpisce le fasce meno abbienti, ovvero quelle che non ricorrono agli strumenti di diagnosi precoce come il pap-test. In Paesi come Africa e America Latina il cancro della cervice uterina è la prima causa di decesso per le donne. La recente introduzione nella pratica clinica del vaccino contro questo virus - il secondo antitumorale in commercio, dopo quello contro l'epatite B efficace per prevenire alcuni cancri del fegato - è stato presentato come un grande passo avanti per la salute delle donne. Commercializzato in Europa e Stati Uniti, il vaccino è in grado di prevenire malattie insidiose quali le verruche dei genitali e la degenerazione tumorale del collo dell'utero.
I medici, pur non criticando la commercializzazione di questo farmaco, ribadiscono che la vaccinazione non sostituisce il pap-test. L’esame citologico periodico che indaga le alterazioni delle cellule del collo dell'utero rimane ancora di fondamentale importanza, e offre protezione anche contro tipi di lesioni tumorali mal rilevabili con questo esame.
(12 febbraio 2008)

Tumore al seno. Lo dice un test ai capelli

Un test dei capelli in grado di individuare il cancro al seno sarà presto in vendita nel Regno Unito: Fermiscan, così si chiama l'innovativo sistema di diagnosi, costerà 100 sterline, circa 150 euro, e arriverà sugli scaffali entro pochi mesi, conferma il tabloid britannico 'Daily Mail'. In Gran Bretagna ogni anno si registrano 44 mila nuovi casi di tumore del seno e mille morti al mese. E le chance di sopravvivenza a sei mesi dalla diagnosi sono fra le più basse d'Europa. Il nuovo test, sicuro all'80% secondo le prove effettuate su 800 donne, si è dimostrato in grado di individuare 20 tipi diversi di tumore della mammella, e potrà aiutare soprattutto le malate più giovani, per cui la mammografia può essere poco precisa a causa della maggiore densità del seno. L'esame si potrà effettuare a casa, con un risultato che si basa sull'analisi della struttura del capello, modificata dalla presenza della malattia.
Ma gli oncologi dubitano della reale efficacia di Fermiscan e sono preoccupati per il gran numero di falsi positivi cui può dar luogo. Solo un consulto senologico, con l'utilizzo di tecniche di indagine incrociate, può offrire un reale sicurezza sui risultati.
(11 febbraio 2008)

Medicina su internet? Agli europei piace

Internet è sempre di più un punto di riferimento in tema di salute. In un anno, infatti, in Europa la propensione a usare la rete per ottenere informazioni mediche e sanitarie è cresciuta del 5%: dal 41% nel 2006 al 46% nel 2007. Un'abitudine che però vede ancora gli italiani ultimi, tra i più restii a considerare Internet uno strumento attendibile di informazione: ben il 60% dichiara di non averne mai fatto uso. Sono i dati del secondo Barometro annuale su attitudini, aspettative e preoccupazioni dei cittadini europei sul proprio sistema sanitario. L'indagine, commissionata da EuropAssistance, è stata realizzata dall'Istituto di ricerca Csa - in collaborazione con il gruppo di esperti francesi Cercle Sante Societé - sui cittadini di 5 Paesi (Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Svezia).
Se sul fronte dell'informazione gli italiani appaiono poco attratti da Internet, lo sono invece rispetto all'opportunità di accedere via web a consulenze sanitarie, con il 46% delle risposte favorevoli (anche se in leggera diminuzione rispetto al 49% registrato l'anno scorso). Stabile, invece, la percentuale dei cittadini che, a livello europeo, è disposto a cercare consulenze mediche in rete: dal 38% nel 2006 al 39% nel 2007. In questo campo è la Svezia la capofila (60%), ma è il Regno Unito il Paese a registrare la più alta crescita (dal 36% nel 2006 al 49% nel 2007). Per quanto riguarda, invece, la ricerca di informazioni di salute in rete i più 'tecnologici' sono i cittadini del Regno Unito (56%), seguiti da quelli di Svezia (51%) e Germania (50%).
(7 febbraio 2008)

Intolleranze alimentari: quando il cibo è un nemico

Stanchezza generale, sonnolenza, gonfiori alle mani e ai piedi, borse sotto gli occhi, aumento della sudorazione. Oppure cefalea, ansia, irritabilità e difficoltà di concentrazione, difficoltà respiratoria, alterazioni della pressione, palpitazioni. Sono tantissimi i sintomi, con i quali siamo talmente abituati a convivere da considerarli normali, che possono avere una origine alimentare.
Il cibo che viene introdotto nel canale digerente entra, infatti, in contatto con il sistema immunitario (anticorpi e leucociti): alcuni alimenti possono provocare delle alterazioni morfo-funzionali di queste cellule danneggiandole o distruggendole. Da questi danneggiamenti cellulari si innescano reazioni a catena che possono provocare l'irritazione di svariate aree del corpo, anche lontane dalla sede di reazione iniziale, causando differenti sintomi nervosi, che nel tempo, possono costituire vere e proprie malattie. Ne sa qualcosa chi soffre di frequenti gonfiori e crampi addominali, senso di nausea, iperacidità gastrica, colite, disturbi dell'alvo (diarrea - stitichezza), flatulenza, eruttazione, prurito anale, emorroidi, ma anche disturbi della libido, infiammazioni uro-genitali e altre lesioni dermatologiche.
Ma anche tutti coloro che mangiano con moderazione, fanno regolarmente attività fisica e non riescono comunque a perdere peso dovrebbero sospettare la presenza di intolleranze alimentari.
Una nuova indagine per lo studio delle intolleranze alimentari rivela quali alimenti possono alterare il nostro stato di salute e fornisce la base di partenza per rimuovere, se correlate all'alimentazione, le cause dei disturbi presentati da ogni singolo soggetto, permettendo di migliorare così il nostro stato di benessere fisico e psichico.
(5 febbraio 2008)

Chirurgia: diagnosi, intervento e dimissioni in giornata

Il minor disagio - dovuto alla riduzione dei tempi di degenza in ospedale - e l’economia dei servizi medici stanno portando verso l’adozione di nuovi modelli organizzativi e tecnici in materia di ospedalizzazione. Sul modello del già consolidato day-hospital si sta diffondendo la “day-surgery”, che prevede l’accoglimento dei pazienti da sottoporre a interventi chirurgici, l’esecuzione delle procedure diagnostiche, l’intervento stesso e le dimissione nella stessa giornata o al massimo al mattino successivo. Tutte le specialità chirurgiche possono prevedere una parte di interventi in regime di day-surgery; dalla chirurgia generale all’oculistica, alla pediatria, alla chirurgia plastica all’ortopedia, e così via. Nell’ambito della chirurgia generale le malattie proctologiche, flebologiche, mammarie e soprattutto le ernie addominali sono tra gli interventi chirurgici più frequentemente risolvibili in ambito day-surgery. Ultima frontiera della chirurgia generale e di altre specializzazioni è la chirurgia laparoscopica: calcoli della colecisti, appendice, fibromi uterini, cisti ovariche e in generale tutte le patologie benigne possono avvantaggiarsi delle metodiche mininvasive che in casi selezionati comportano una degenza di ventiquattro ore. Altrettanto entusiasmanti sono le possibilità per l’artroscopia nel campo dell’ortopedia o dell’endoscopia operativa nel campo dell’urologia.
(4 febbraio 2008)

Intolleranza ai cosmetici? In un test la risposta

I cosmetici sono sostanze chimiche o naturali atte a curare e conservare la salute della pelle, capelli, unghie e in generale utilizzate per migliorare l'aspetto e l'odore di una persona. Ma spesso queste sostanze producono l’irritazione e altri disturbi nei soggetti con pelle più sensibile.
Le reazioni da cosmetici possono essere eclatanti o, al contrario, essere del tutto invisibili quando sono avvertite solo dal soggetto che ne è colpito, sotto forma di bruciore, sensazione di puntura, fastidio, prurito intenso. È questo il fenomeno della "irritazione soggettiva", tipica della cosiddetta pelle sensibile, fenomeno molto diffuso soprattutto nei soggetti di sesso femminile, in quelli con pelle molto chiara, o in particolari condizioni climatiche come freddo o caldo eccessivi.
Bisogna sospettare un'intolleranza a cosmetici quando compaiono prurito, arrossamenti cutanei, in concomitanza con l'uso di prodotti per l'igiene, la decorazione della pelle, la colorazione di capelli, l'idratazione, etc. Conservanti, tensioattivi, emulsionanti, filtri solari, prodotti per la cura dei capelli, profumi, smalti per unghie, sono fra le principali cause di intolleranze a cosmetici.
L’intolleranza ai cosmetici non è certamente una generica espressione allergica, come è erroneamente nell'opinione di molti. Nei soggetti con cute sensibile è indubbiamente diminuita la soglia di tolleranza della pelle e le alterazioni della sensibilità cutanea indicano un coinvolgimento del sistema nervoso cutaneo, probabilmente legato a diversi neurotrasmettitori, che sono prodotti sia da cellule cutanee che dalle terminazioni nervose.
Le reazioni ai cosmetici sono generalmente locali, cutanea o mucose. Le reazioni più comuni sono quelle da contatto diretto con i prodotti. Per tale ragione l' intensità del contatto è ovviamente minore per quelli a risciacquo (come saponi, shampoo e detergenti di vario genere) e maggiore per altri prodotti (per esempio deodoranti, tinture per capelli, creme di bellezza, prodotti colorati di vario tipo).
La penetrazione delle sostanze chimiche presenti nei cosmetici è più facile nelle aree cutanee più sottili, come le palpebre o i bordi delle dita rispetto al palmo. Anche il pH dei prodotti applicati può avere importanza, dal momento che quelli fortemente alcalini (per esempio prodotti per l'epilazione, alcuni saponi) sono dotati di maggiore aggressività.
Oggi i test per le intolleranza ai cosmetici, agli alimenti e ai conservati e coloranti alimentari si eseguono con un semplice prelievo di sangue, presso molti laboratori analisi.
(31 gennaio 2008)

Per l'anemia mediterranea meno trasfusioni

La talassemia è una malattia che comporta anemia, vale a dire un difetto di trasporto dell'ossigeno nel sangue. Di questa patologia esistono diversi tipi. Quello più conosciuto è la "beta talassemia", meglio nota come anemia mediterranea (o anche microcitemia). A scoprirla, in una persona sana, furono proprio die medici italiani, nel 1943, Ezio Silvestroni e Ida Bianco. Ora, secondo i ricercatori dell'Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia del Cnr di Cagliari (in Sardegna la malattia è molto diffusa, così come in Sicilia e in genere nelle regioni meridionali, con presenze anche nel delta padano e in Veneto) la manipolazione di un gene (il BCL11A, coinvolto nei livelli di emoglobina fetale nell'adulto) nei soggetti talassemici potrebbe alleviare il ricorso a trasfusioni di sangue. La notizia è senz'altro interessante per i circa 2 milioni di italiani che sono portatori sani di anemia mediterranea e per i quasi 7mila connazionali che ne soffrono. La patologia si presenta fin dai primi mesi di vita e può essere scoperta con semplice esame del sangue.
(30 gennaio 2008)

La pillola... contro il cancro?

Non si parla mai abbastanza di contraccezione. Forse per pudore, spesso per ignoranza. E invece, oltre a evitare gravidanza non desiderate, i contraccettivi potrebbero rivelarsi un aiuto insperato nella prevenzione del cancro alle ovaie. La notizia è seria, ed è apparsa sulla più importante e autorevole rivista medica europea, The Lancet. Stando a ciò che affermano alcuni ricercatori parigini, la pillola contraccettiva ha permesso di prevenire qualcosa come 100mila morti per cancro alle ovaie. Si è scoperto che nel corso del 2002, circa 120 milioni di donne hanno utilizzato la pillola come contraccettivo. La quale ha confermato, si legge su The Lancet, un'azione protettiva definita "impressionante". Inoltre, quest'azione ha il vantaggio di durare nel tempo. In ogni caso, la prevenzione, per questo genere di malattie, è fondamentale. I medici concordano: raccomandano analisi e visite approfondite con cadenza periodica.
(29 gennaio 2008)

Osteoporosi: l'epidemia silenziosa

Nell'Unione Europea almeno il 40% delle donne e il 13% degli uomini, superati i 50 anni subisce una frattura causata dalla fragilità ossea. In Italia quattro milioni di persone ne sono colpite (di cui 3 milioni donne) e si registrano 250mila fratture ogni anno (70mila del femore). Sono i numeri dell’“epidemia silenziosa”. Così è chiamata l’osteoporosi, perché quando compaiono i suoi primi sintomi la malattia è spesso in fase avanzata. Ma quali sono questi sintomi? Una frattura vertebrale, oppure la statura si è ridotta per le alterazioni della colonna e per l'insidiosa tendenza delle ossa a impoverirsi di minerali, sali di calcio e a diventare così fragili da favorire le fratture.
La perdita di densità ossea comincia, in genere, dopo i 50 anni e colpisce prevalentemente le donne dopo la menopausa.
Ma la lotta all’“epidemia silenziosa” va iniziata da giovani, anche da parte degli uomini. L’osteoporosi è una malattia che in molti casi si può prevenire. E per farlo bisogna conoscerla da giovani, perché è proprio nei primi 25-30 anni di vita che si determina la “qualità” delle ossa.
Tutti sono potenzialmente a rischio di osteoporosi, ma come accade per ogni patologia, la probabilità di sviluppare o meno osteoporosi dipende da molti fattori, chiamati appunto “fattori di rischio”. Maggiore è il numero dei fattori di rischio presenti in un singolo soggetto, maggiore è la probabilità che il soggetto sviluppi osteoporosi.
I principali “fattori di rischio” - come ricorda la Lega italiana osteoporosi - sono fattori genetici, come l’età avanzata, il sesso femminile, la costituzione minuta. Ci sono poi i cosiddetti “fattori ambientali”, come la dieta carente di calcio, la vita sedentaria, l’eccessiva magrezza, l’alimentazione a basso contenuto di proteine, il consumo eccessivo di fibre non digeribili, l’eccesso di fumo, alcool, caffè, l’abuso di lassativi e l’immobilizzazione protratta. E, infine, a esporre alla minaccia di osteoporosi intervengono anche i fattori ormonali e le malattie endocrine: la menopausa precoce (prima dei 45 anni), i periodi prolungati di amenorrea (assenza di mestruazioni, oltre un anno), la menopausa chirurgica (ovariectomia), l’iperparatiroidismo, l’ipertiroidismo, il morbo di Cushing, l’ipogonadismi, l’iperprolattinemia. Poi ci sono altre malattie che possono facilitare l’insorgere dell’osteoporosi: il malassorbimento intestinale (Crohn, celiachia, ecc.), l’anoressia nervosa, l’insufficienza renale cronica, l’artrite reumatoide, le epatopatie croniche, le malattie ostruttive respiratorie croniche, il mieloma multiplo. E, infine, l’uso di alcuni farmaci come i corticosteroidi, l’eparina, gli anticonvulsivanti e gli antiacidi. Si tratta, lo ricordiamo, di “fattori di rischio” e non di sintomi o cause certe di osteoporosi: solo una visita specialistica accurata e le moderne tecnologie diagnostiche possono dare il responso effettivo.
(28 gennaio 2008)

Meglio un mirtillo...

Secondo i dati che fornisce l’American Institute for Cancer Research, molto si può fare contro il cancro se si segue un regime di vita regolare. I ricercatori dell'Istituto ritengono che oltre il 30% dei tumori è direttamente riconducibile all’alimentazione. Il che vuol dire che in un caso su tre, mangiare correttamente e praticare una qualche attività fisica, sono i metodi per salvarsi la vita.
Insomma, il vecchio detto, prevenire è meglio che curare è quanto mai attuale. Alimentazione equilibrata, si diceva. E' confermato il ruolo dei cibi nella comparsa di determinati tumori, e anche il ruolo protettivo di altri. In particolare, la frutta e la verdura riescono a contrastare l'azione cancerogena di alcune sostanze. Si segnalano come ottimi i frutti rossi (lamponi, more, ribes e mirtilli) e gli agrumi.
Occhio, però, alle intolleranze, sempre dietro l'angolo, anche nel caso della frutta e della verdura. Alla prima comparsa di sintomi non facilmente riferibili a cause certe, è consigliabile fare delle analisi specifiche. Ormai presso molti laboratori analisi è possibile effettuare degli appositi test alle intolleranze alimentari.
(25 gennaio 2008)

Quando il lavoro fa male. Al cuore

Un tempo si chiedeva di lavorare meno per lavorare tutti. Forzando un po' la mano, si potrebbe dire che concordano con quest’indicazione gli esperti dell'University College di Londra. I quali, sotto la guida dell'epidemiologa Tarani Chandola, hanno scoperto che lo stress provocato dal lavoro aumenta, e in modo considerevole, il rischio di malattie cardiache. I soggetti a rischio, secondo la ricerca che ha coinvolto circa 10 mila impiegati statali, sarebbero gli under 50. Meno colpiti, paradossalmente, i lavoratori prossimi alla pensione. Lo studio ha mostrato i meccanismi che legano stress e malattie: in particolare, i ricercatori si sono sforzati di segnalare come lo stress disturba la parte dell’apparato nervoso che controlla il cuore. Il sistema neuroendrocrino si palesava alterato, con elevati livelli di cortisolo.
Unica consolazione: lo stress colpiva tutti, impiegati semplici e dirigenti che, almeno, in questo, erano alla pari.
(24 gennaio 2008)

Nuova risonanza magnetica aperta

Messa a punto la nuova Risonanza magnetica Siemens, Magnetom Espree, il primo tomografo a risonanza magnetica (Rm) "open" da 1.5 Tesla. La novità consiste nel fatto che ha un 'tunnel' ampio 70 cm, circa 30 cm in più rispetto a quelli tradizionali che raggiungevano i 40-45 cm. Ed inoltre è anche più compatta rispetto alle Rm precedenti che avevano 'tunnel' lunghi due metri. Una cosa che creava non pochi problemi ai pazienti che dovevano fare una risonanza alla testa, che va posizionata al centro del magnete. Magnetom Espree è lunga solo 125 cm. Questo permette, per oltre il 60% degli esami di far tenere al paziente la testa fuori dallo scanner. La nuova apparecchiatura permetterà di effettuare esami diagnostici sia al cervello che alla colonna, che agli organi addominali, che alle articolazioni con la più moderna tecnologia esistente, in quanto è in grado di captare un segnale fino a 4 volte migliore rispetto ai classici sistemi di risonanza magnetica 'aperti' con il magnete a "C".
(24 gennaio 2008)

Artrite: a rischio chi ha dita fuori misura

La notizia è curiosa, ma è scientifica: per le donne, avere il dito anulare più lungo dell'indice potrebbe significare “pericolo doppio” di incappare in artrite del ginocchio. Lo hanno scoperto ricercatori dell'università di Not-tingham (Gb).
Solitamente sono gli uomini ad avere l'anulare più lungo dell'indice. Al contrario ciò avviene di rado nel sesso femminile, ma quando accade, pone le donne a rischio di sviluppare osteoartrite. La prova viene dalle analisi effettuate dagli esperti con i raggi X sulle mani di duemila pazienti con artrite e mille persone sane, in media di 60 anni. Esaminando la relazione fra lunghezza delle dita anulari e incidenza di artrite al ginocchio, gli studiosi si sono accorti che, nelle donne, questo collegamento è assolutamente reale, anche se non sono chiari i motivi. Indagini precedenti avevano già evidenziato che falangi fuori misura nelle donne possono essere “spia” di particolare abilità nello sport, ma anche di possibile omossessualità.
(23 gennaio 2008)

Seno: un bene da proteggere

È un semplice esame radiologico che non richiede punture, tagli o prelievi; non è pericoloso perché le moderne apparecchiature emettono dosi di raggi molto basse. Bastano meno di 10 minuti per effettuarlo.
Eppure la mammografia, per la sua capacità di riconoscere più dell’80% dei tumori anche se piccolissimi, per la sua semplicità, è il test che meglio si presta alla lotta, preventiva, contro il tumore al seno.
Ma basta il solo esame mammografico?
Generalmente sì. A tutte le donne è però raccomandato di fare attenzione alla comparsa di noduli o di altre irregolarità nel periodo compreso tra due mammografie di screening. In questi casi è sempre opportuno un vero e proprio consulto senologico con un medico specialista.
Quali sono i possibili inconvenienti?
Di regola nessuno. Tuttavia in un numero limitato di casi è necessario ripetere la mammografia a causa di difetti tecnici nella sua esecuzione. È possibile, ma di rado, che lo screening non riesca a evidenziare tumori che pure esistono. Esiste inoltre la possibilità opposta, quella cioè che la mammografia faccia sospettare l’esistenza di un tumore quando in realtà non c’è, procurando ansia e disagio ad alcune donne; anche questi casi sono poco frequenti.
Richiedi una visita senologica: pochi minuti possono rassicurarti per molto tempo nei mesi successivi.
(23 gennaio 2008)

Urologia: i sintomi da non sottovalutare

Difficoltà a urinare, bruciori, sangue nelle urine, perdita involontaria di urina e dolore al fianco?
Si tratta di sintomi urologici da non sottovalutare perché spesso nascondono problemi molto seri all’apparato dell’apparato urinario e dell’apparato genitale maschile, come il tumore alla prostata o alla vescica, la cistite, i calcoli urinari, l’ematuria, la prostatite e l’ipertrofia prostatica. E dunque alla comparsa di questo genere di sintomi si rende necessaria una visita urologica. Di fronte a disturbi o anomalie della funzione urinaria e della sfera sessuale, come impotenza, infertilità o infezioni, l’urologo cerca infatti di intervenire con un adeguato trattamento.
Prenota una visita dall'urologo. Saprà darti le giuste risposte e rassicurarti.
(22 gennaio 2008)

Emergenza celiachia

C'è una patologia, in aumento in Italia, che finora è stata molto sottovalutata. È l'intolleranza al glutine - il complesso proteico presente nei derivati di grano, segale e orzo - meglio nota come celiachia.
La predisposizione è genetica, ma la celiachia non è una malattia genetica.
Fortunatamente la cura esiste: è la dieta. Ma soltanto un intollerante su sette sa di esserlo: anche perché l'espressione della malattia può avere più sfumature, da totale intolleranza a parziale.
«Se oggi in Italia vivono 500 mila celiaci - ha spiegato recentemente Maria Teresa Bardella, gastroenterologa, responsabile del Centro per la prevenzione e la diagnosi della malattia celiaca della Fondazione Policlinico di Milano - soltanto 70 mila sanno di esserlo».
Oggi, con un semplice test, molti laboratori analisi sono in grado di individuare nei pazienti la presenza o meno degli anticorpi che difendono dall’intolleranza al glutine.
(21 gennaio 2008)

L'urologo risponde

Da oggi si potranno fare domande, chiedere informazioni direttamente all'urologo del Biocontrol, attraverso la posta elettronica. Basterà scrivere nell'oggetto della e-mail "L'urologo risponde". L'indirizzo è urp@biocontrol.it. La risposta in pochi giorni.

Altre notizie

Come giudichi il servizio offerto da Biocontrol?